Piccione - ottobre 2019

Inizio campagna

Il  de 

il piccione viaggiatore di ottobre de LeGallineFelici

Notiziario (tendenzialmente) mensile rivolto ai nostri clienti, amici e comunardi



Prima di iniziare la lettura del nostro solito Piccione di inizio campagna vi invitiamo a visitare la pagina dell’azienda in vetrina di ottobre, “BioSmurra”, gestita da Cristiana e Marina, dove troverete due video: uno  pubblicato da “Italia Che Cambia” ed una breve presentazione di immagini significative autoprodotta da Marina.


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Notizie sui prodotti:

Nell’unica spedizione di ottobre cominceremo a raccogliere le clementine. Chiaramente, come tutti i prodotti di inizio stagione, saranno un po’ verdine… lo stesso dicasi per le arance navelina ad inizio di novembre.

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Quest’anno abbiamo aumentato il prezzo delle arance, per venire incontro alle grandi difficoltà dei produttori agrumicoli siciliani che stanno lottando per contrastare i danni del CTV (Citrus Tristeza Virus), che sta decimando i giardini. Alla fine del piccione trovate una spiegazione più precisa delle difficoltà che gli agrumicoltori stanno affrontando in questi anni, scritta dalla nostra socia Nunziatella Butera. 

Da questa stagione abbiamo il piacere di accogliere nel nostro magazzino 2 donne, Maria e Antonella, che provengono da una lunga esperienza di lavoro in altri magazzini di agrumi. Insieme a loro sarà ingaggiato pure Aziz, il quale ha partecipato al progetto “Integrazione è futuro”, volto ad inserire nel mondo lavorativo dei giovani migranti non accompagnati, progetto del CESVI, al quale abbiamo aderito come Consorzio. Un altro giovane migrante, Sadju, farà parte di una delle nostre squadre di raccolta.

Inoltre abbiamo acquistato un nuovo macchinario per il magazzino, molto costoso, ma necessario per ridurre le ore di straordinario e quindi per migliorare la qualità di vita delle persone che lavorano con noi.

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Vorremmo ricordare la proposta delle ceste e cassette natalizie delle Cooperative Sociali Arcolaio e Quetzal, pensata anche per essere un bel regalo, da fare e da ricevere, come ceste regalo aziendali. (link).
Per piacere diffondete tra i vostri aderenti la possibilità di regalare a Natale questi buoni prodotti, sostenendo così la Filiera Solidale della Mandorla in Sicilia.
Il Consorzio parteciperà a questa iniziativa offrendo gratuitamente la logistica, il trasporto e la raccolta delle richieste, girando gli ordini direttamente  all’Arcolaio e Quetzal quando possibile o versandogli interamente i proventi della vendita quando la logistica sarà gestita direttamente dalle Galline per ordini grossi.
Trattandosi di prodotti artigianali, per permetterne la produzione in tempi utili, per ordini superiori a 30 ceste, chiediamo di anticipare la gentile richiesta un mese prima circa dalla data di spedizione (vedi calendario 2019-20), inviando una mail a trasformati.legallinefelici@gmail.com.

Grazie!

Barbara, Mico e Nunziatella


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PROBLEMATICHE DELL’ AGRUMICOLTURA SICILIANA

di Nunziatella Butera

La coltivazione degli agrumi secondo i metodi dell’agricoltura biologica ha sempre comportato un impegno maggiore rispetto all’agrumicoltura convenzionale, sia per i maggiori investimenti in termini economici (acquisto di attrezzature per la lavorazione del terreno al posto dell’uso di erbicidi per la lotta alle erbe infestanti) sia in termini di impegno di tempo e studio (applicazione delle tecniche di lotta biologica mediante i lanci di insetti utili, apprendimento di tecniche di concimazioni adeguate, conoscenza di impianti di siepi, etc.).

Studi e ricerche universitarie hanno verificato che un ettaro di agrumeto in bio produce meno di un ettaro di agrumeto in convenzionale (resa media di un agrumeto in piena produzione: 400/450 quintali ad ettaro; con la conduzione in bio si può avere una riduzione di produzione che può variare dal 20 al 30%).

Da qualche anno però si sta verificando un'ulteriore riduzione della produzione quasi ogni anno, anche se alcune varietà di agrumi come il moro sono soggette ad un’alternanza di produzione (un anno producono di più, un anno meno).

Le piante stanno subendo diversi attacchi, nonostante la coltivazione ottimale da parte nostra: lavorazione del terreno, potatura, concimazione, irrigazione.

Negli ultimi anni si sono registrati dei cambiamenti climatici a cui l’agrume è sensibile e in particolare innalzamenti repentini di temperatura nei periodi più delicati della pianta come la fioritura e l’allegagione e piogge alluvionali in autunno nel periodo dell’ingrossamento del frutto e della maturazione.

A questo va aggiunto un inesorabile declino dei vecchi impianti che oggi vedono piante morire nel giro di pochi anni, se non mesi.

I tecnici di campo e le istituzioni di ricerca attribuiscono questa sintomatologia ad attacchi di un virus, presente già da tempo negli agrumeti siciliani: il Virus della Tristeza (Citrus Tristeza Virus).

Il virus è presente in tutti i Paesi agrumicoli ed attraverso mutazioni del genoma causa una molteplicità di sintomi a seconda della pianta ospite e del ceppo; viene trasmesso e diffuso negli agrumi attraverso la puntura di insetti presenti nel nostro territorio, diverse specie di afidi, la cui lotta, in agricoltura biologica, è onerosa in quanto richiede interventi settimanali nel periodo primaverile con prodotti naturali aficidi.

Il portainnesto (la parte della pianta comprendente le radici e parte del tronco su cui viene innestata la cultivar produttiva) più diffuso nei nostri agrumeti è l’arancio amaro, ma è quello più sensibile al CTV, anche se è il migliore per i terreni presenti nel nostro territorio: si adatta ai vari tipi di terreno, anche a quelli con marcata reazione alcalina e resiste ai marciumi radicali dovuti a varie specie di funghi. 

Tutto ciò ha comportato gravi danni oltre che alla produzione anche alla salute generale delle piante.

Per ovviare a questo grave danno molti dei nostri produttori, che si ritrovano in azienda con vecchi appezzamenti di agrumi innestati su arancio amaro, stanno procedendo all’estirpazione ed al reimpianto con portainnesti più resistenti e con cultivar più pregiate, sottoponendosi a grandi sforzi economici che saranno ripagati almeno dopo 6 anni di coltivazione.

E’ certamente un percorso difficile che incide pesantemente sull’intero comparto agrumicolo del nostro paese.